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Ritagli, intervista a Elisa Ossino

Un oggetto è l’esito concreto di un’idea e nasce da un articolato processo di traduzione creativa e tecnica del pensiero. Elisa Ossino racconta il suo metodo di lavoro e la genesi della collezione Ritagli, guidata dalla ricerca di un equilibrio tra analogico e digitale, tradizione e innovazione.

Una collaborazione che si rinnova, quella con Amini. Ogni tappeto è una storia a sé, che esplora nuovi territori espressivi: dove ha tratto ispirazione per Ritagli?
La collaborazione con Amini quest’anno si rinnova con la collezione Ritagli. Precedentemente avevo disegnato per Amini Teorema, una collezione che gioca molto sulla intersezione di figure geometriche e sulla creazione di cromie che mettono in evidenza questa sovrapposizione. Con Ritagli c’è stata invece un’indagine, una ricerca da parte mia sulla spontaneità del gesto. Infatti, tutta la collezione è partita disegnando a mano libera delle figure geometriche, che poi ho ritagliato su tessuto e che ho ricomposto, creando dei veri e propri collage.

Il processo creativo è più simile a quello di un artista o a quello di un progettista? In altre parole, è completamente libero o si pone da subito come obiettivo la ricerca di un equilibrio tra immaginazione e realizzazione, tra innovazione e tradizione (artigianale)?
Il processo creativo è assolutamente libero, forse più simile a quello di un artista, direi, perché parto sempre spontaneamente da un’immagine mentale. Mi interessa poi, come progettista, approfondire tutte le possibilità tecniche di realizzazione.

Nella sua ricerca usa un approccio analogico o digitale?
Nei miei progetti uso un approccio sia analogico che digitale. Inizialmente disegno tutto su carta, per cui ripeto innumerevoli volte uno schizzo, fino a quando la figura non diventa molto chiara nella mia mente, poi passo a una traduzione digitale del disegno, in cui controlliamo in maniera molto attenta e minuziosa tutte le proporzioni.

Come e in quale momento avviene la scelta del materiale idoneo a valorizzare il suo progetto di tappeto e delle tecniche per realizzarlo? Ha una tecnica preferita?
No, la definizione dei materiali e delle tecniche di realizzazione è legata al tipo di risultato che si vuole ottenere, se voglio ottenere un effetto molto contemporaneo con una netta definizione delle figure o se preferisco ottenere i contorni meno definiti ed un effetto più pittorico.

Definirebbe il suo tappeto più grafico o materico? Un oggetto caratterizzante o rassicurante?
Definirei la collezione Ritagli poetica e onirica. Mi piace molto questo aspetto un po’ sognante del progetto. Parallelamente, sicuramente è una collezione che dà molto carattere allo spazio.

Su quale pavimento lo immagina adagiato? Idealmente, in quale ambiente? In che luogo del mondo?
Idealmente su un pavimento monocromatico e senza fughe, in un living o in una camera da letto, senza limiti di confine nel mondo.

Definirebbe il suo design come l’interpretazione dello spirito del tempo? Cosa vorrebbe che si pensasse fra 100 anni di un tappeto come Ritagli?
Sì credo che inconsciamente tendo sempre a tradurre un immaginario legato al momento storico, ma cerco anche di tradurlo in un oggetto fuori dal tempo e dalle mode. Vorrei  che tra 100 anni si dicesse che Ritagli è  ancora bello.

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